Essere cittadini del mondo


Nel numero 4 di Scuola e Didattica, che è una rivista per insegnanti, trovo un intervento di Paola Bignardi sull'integrazione. Ho conosciuto personalmente questa signora, quand'era presidente nazionale dell'Azione Cattolica, per cui quando ho visto l'articolo mi sono messa subito a leggerlo con attenzione.
Lei sostiene che nel contesto in cui viviamo, sempre più multietnico e multireligioso, dobbiamo abituarci a considerarci cittadini del mondo, oltre i confini in cui sempre più tendiamo a chiuderci. Cosa vuol dire essere cittadini del mondo?
Vi riassumo alcune idee:

- vuol dire ravvivare la coscienza del nostro comune essere persone, recuperando il senso dei valori che ci appartengono, a tutti, proprio in quanto persone (la libertà, la dignità, gli affetti, il desiderio di futuro...)

- vuol dire riscoprirci titolari di diritti e di doveri, implicati da protagonisti nella costruzione di una società che non avrà un futuro finchè si considererà o mia o tua e non avrà il coraggio di qualificarsi come nostra.

Se ci pensate bene, prima dell'essere italiani o albanesi o marocchini, viene l'essere persone, l'appartenenza all'umanità.
Così, accanto al bene individuale, c'è un bene legato al vivere sociale delle persone, quello che definiamo bene comune, senza il quale l'umanità stessa rischierebbe di scomparire, perchè ci sarebbe solo lo scontro di tanti individualismi, con tutte le sue nefaste conseguenze.

Ragazzi, la scuola può e deve diventare palestra in cui ci si alleni a diventare cittadini del mondo.
Allora, cerchiamo di collaborare insieme, docenti e alunni, per realizzare una convivenza serena tra italiani e stranieri che vinca la paura e giovi al bene comune.

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