Ritorniamo a guardarci negli occhi
Vorrei proporre ai ragazzi di seconda un ulteriore contributo alle riflessioni che abbiamo fatto in queste settimane. Vivere con gli altri a volte è difficile. Nelle nostre classi, ad esempio, non c'è sempre un clima di serenità, perchè c'è chi fa confusione, chi prende in giro, chi non collabora. Eppure vi dico spesso che siamo tutti sulla stessa barca (anzi, sulla stessa atronave), per cui il bene di uno diventa il bene di tutti, così come il disagio di un altro si ripercuote su tutto il gruppo. E in questo caso nascono i malumori, le insofferenze, le divisioni all'interno della classe, tra quelli a cui piace fare "caciara" e gli altri che vorrebbero, perchè sentono di averne anche bisogno, un clima più sereno e di maggiore collaborazione.
Come sarebbe bello se ognuno si sentisse responsabile del successo dell'altro!
Ma neanche i grandi ci riescono!!! Anzi. Di quanti conflitti abbiamo sentito parlare in quest'ultimo periodo?
Ecco perchè, anche attraverso i lavori proposti a scuola, si è discusso di interazione e di dialogo. Ovviamente lo abbiamo fatto con i contenuti dell'insegnamento della religione cattolica, ma nascevano spontanee le riflessioni sul nostro essere comunità, sulla difficoltà nel dialogo tra le religioni e tra le diverse culture e tradizioni.
Vi lascio un pensiero tratto dalla rubrica "Mattutino" che Monsignor Ravasi cura ogni giorno su Avvenire.
"Noi apparteniamo a un orizzonte genetico comune, l’«umanità» appunto, che è il nostro «continente» di cui siamo una porzione. Invano abbiamo eretto le frontiere delle razze, delle classi, delle divisioni: noi rimaniamo tutti figli di Adamo, deboli e gloriosi al tempo stesso, capaci di infamie e di eroismi. Ed è per questo che dobbiamo combattere la grande tentazione di isolarci, perché da soli non bastiamo a noi stessi. L’autismo spirituale e culturale è un dramma peggiore di quello psicologico e guarirlo è un’impresa ardua.
Ritorniamo, allora, a guardarci negli occhi, a estrarre non la spada del duello ma la voce del dialogo, dato che tutti abbiamo una lingua paterna comune, quella dell’unico Creatore, iscritta nelle nostre anime e coscienze".
Pensiamoci su.
Come sarebbe bello se ognuno si sentisse responsabile del successo dell'altro!
Ma neanche i grandi ci riescono!!! Anzi. Di quanti conflitti abbiamo sentito parlare in quest'ultimo periodo?
Ecco perchè, anche attraverso i lavori proposti a scuola, si è discusso di interazione e di dialogo. Ovviamente lo abbiamo fatto con i contenuti dell'insegnamento della religione cattolica, ma nascevano spontanee le riflessioni sul nostro essere comunità, sulla difficoltà nel dialogo tra le religioni e tra le diverse culture e tradizioni.
Vi lascio un pensiero tratto dalla rubrica "Mattutino" che Monsignor Ravasi cura ogni giorno su Avvenire.
"Noi apparteniamo a un orizzonte genetico comune, l’«umanità» appunto, che è il nostro «continente» di cui siamo una porzione. Invano abbiamo eretto le frontiere delle razze, delle classi, delle divisioni: noi rimaniamo tutti figli di Adamo, deboli e gloriosi al tempo stesso, capaci di infamie e di eroismi. Ed è per questo che dobbiamo combattere la grande tentazione di isolarci, perché da soli non bastiamo a noi stessi. L’autismo spirituale e culturale è un dramma peggiore di quello psicologico e guarirlo è un’impresa ardua.
Ritorniamo, allora, a guardarci negli occhi, a estrarre non la spada del duello ma la voce del dialogo, dato che tutti abbiamo una lingua paterna comune, quella dell’unico Creatore, iscritta nelle nostre anime e coscienze".
Pensiamoci su.
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