Ogni cristiano è chiamato a cambiare il mondo
Da l'Osservatore Romano 20-21 settembre 2010
"La fede e la vita inevitabilmente si incrociano": nel "realismo cristiano" di John Henry Newman c'è il senso della missione di ogni credente. Che "è chiamato a cambiare il mondo" e "a operare per una cultura della vita, una cultura forgiata dall'amore e dal rispetto per la dignità di ogni uomo".
Il Papa conclude la visita nel Regno Unito beatificando a Birmingham il grande pensatore e teologo inglese. Del quale rilancia soprattutto la consapevolezza che la verità per rendere liberi ha bisogno appunto della testimonianza. "Non vi può essere separazione - ammonisce durante la veglia di preghiera presieduta sabato sera, 18 settembre, ad Hyde Park - tra ciò che crediamo e il modo con cui viviamo la nostra esistenza". Solo quando la verità viene accolta non come mero "atto intellettuale" ma come "dinamica spirituale che penetra sino alle più intime fibre del nostro essere", la fede cristiana può realmente "portare frutto nella trasformazione del nostro mondo".
Compito, questo, affidato soprattutto ai laici che hanno un ruolo nell'educazione, nell'insegnamento, nella catechesi. Un laicato che Benedetto XVI - citando Newman all'omelia della messa di beatificazione celebrata domenica 19 - auspica "non arrogante, non precipitoso, non polemico", ma "intelligente e ben istruito". Per i cristiani, insomma, non è più tempo di "continuare a fare le cose di ogni giorno, ignorando la profonda crisi di fede che è sopraggiunta nella società", ma di rimboccarsi le maniche per innestare i valori del Vangelo nella vita quotidiana.
"La fede e la vita inevitabilmente si incrociano": nel "realismo cristiano" di John Henry Newman c'è il senso della missione di ogni credente. Che "è chiamato a cambiare il mondo" e "a operare per una cultura della vita, una cultura forgiata dall'amore e dal rispetto per la dignità di ogni uomo".
Il Papa conclude la visita nel Regno Unito beatificando a Birmingham il grande pensatore e teologo inglese. Del quale rilancia soprattutto la consapevolezza che la verità per rendere liberi ha bisogno appunto della testimonianza. "Non vi può essere separazione - ammonisce durante la veglia di preghiera presieduta sabato sera, 18 settembre, ad Hyde Park - tra ciò che crediamo e il modo con cui viviamo la nostra esistenza". Solo quando la verità viene accolta non come mero "atto intellettuale" ma come "dinamica spirituale che penetra sino alle più intime fibre del nostro essere", la fede cristiana può realmente "portare frutto nella trasformazione del nostro mondo".
Compito, questo, affidato soprattutto ai laici che hanno un ruolo nell'educazione, nell'insegnamento, nella catechesi. Un laicato che Benedetto XVI - citando Newman all'omelia della messa di beatificazione celebrata domenica 19 - auspica "non arrogante, non precipitoso, non polemico", ma "intelligente e ben istruito". Per i cristiani, insomma, non è più tempo di "continuare a fare le cose di ogni giorno, ignorando la profonda crisi di fede che è sopraggiunta nella società", ma di rimboccarsi le maniche per innestare i valori del Vangelo nella vita quotidiana.
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