Elogio della lentezza

Non penso di essere pigra, ma so con certezza di non amare la fretta. Mi mettono l'ansia le persone sempre in movimento, quelle che ti trovano sempre qualcosa da fare, perchè non essendo capaci di trovare pace in se stesse, devono per forza angustiare qualcun altro. Ho bisogno che vengano rispettati i miei tempi. Posso riuscire in quello che mi si chiede, ma che non mi si metta fretta!
Studi scientifici confermano che la fretta fa male alla salute mentale. Porterebbe a disordini nell'attenzione e nel sonno, a forme di autismo, ma anche a rabbia e aggressività. I ritmi della nostra vita si stanno facendo sempre più frenetici, anche a scuola. Eccoci, tra non molto si comincia, e già mi vedo il susseguirsi degli impegni, le scadenze burocratiche, le prove di ingresso da terminare entro un certo tempo, la prima pagellina. E i ragazzi sempre più frastornati. Non vorrei ripetermi, non sono contro gli impegni, ma contro la velocità sostenuta.
E' necessario recuperare l'equilibrio tra ideazione ed esecuzione, perchè la nostra mente gira ad una velocità che va rispettata. Chiederle di andare oltre i "giri" fisiologici, significa andare incontro ad un corto circuito.
Vi riporto il pensiero del giornalista Marco Niada, letto su Avvenire del 17 agosto (a cui questo post si ispira):
"La catena infernale di impegni e scadenze inizia a farci perdere il controllo di noi stessi, la nostra capacità di osservare e di creare, confondendo continuamente ciò che è urgente con ciò che è importante".
Cerchiamo allora di riscoprire la lentezza, ma non quella legata all'ozio, padre di tanti vizi. Rallentiamo i ritmi per assaporare la bellezza della natura, la gioia di un incontro, per riscoprire anche il dialogo con Dio, se ci crediamo, o con l'Universo di cui facciamo parte.
Non facciamoci prendere dalla fretta, ma .....non rimandiamo a domani il bene che può essere fatto oggi!
Intesi, ragazzi?

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