La radice dei diritti umani

È nella «dignità naturale di ogni per­sona» la radice dei diritti umani. L’ha ribadito Benedetto XVI ricevendo il bureau dell’Assemblea parlamen­tare del Consiglio d’Europa.
Provo a riassumervi i punti fondamentali del suo discorso.

Tenendo presente il contesto della società attuale, nella quale si incontrano popoli e culture differenti, è imperati­vo sviluppare sia la validità u­niversale dei diritti che riguardano la persona umana, sia la loro inviolabilità, inaliena­bilità e indivisibilità.
Il relativismo nel campo dei valori, dei diritti e dei doveri è pericoloso. Se i valori, infatti, fossero privi di un fondamento razionale oggettivo, comune a tutti i popoli, e si basasse­ro esclusivamente su culture, deci­sioni legislative o sentenze di tribu­nali particolari, come potrebbero of­frire un terreno solido e duraturo per le istituzioni sovranazionali? Come potrebbe es­serci un dialogo fecondo tra le culture senza valori comuni, diritti e princì­pi stabili, universali, intesi allo stes­so modo da tutti? Questi valori, di­ritti e doveri sono radicati nella di­gnità naturale di ogni persona, qual­cosa che è accessibile alla ragione u­mana. La fede cristiana non ostaco­la, bensì favorisce questa ricerca, ed è un invito a cercare una base so­prannaturale per questa dignità.
Sui diritti umani, insomma, non si può giocare. Non si possono infatti giustificare violazioni sulla base di una presunta diversità di cultura o di tradizioni. La dignità della persona umana ne è la radice, e non si tratta da rendere omaggio a quella o quell'altra cultura, perchè è la ragione stessa, che appartiene a tutti, che ce li fa riconoscere.

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