Il Cantico delle Creature
Dopo quasi due anni in cui mi sono dovuta dedicare ad altro, riprendo l'insegnamento. In questi giorni, nella scuola media (mi piace chiamarla ancora così) si sta parlando di accoglienza e l'idea era quella di avere come sfondo integratore il Cantico delle Creature, visto che in quest'anno 2025 stiamo celebrando l'ottavo Centenario della composizione.
Prima di progettare delle attività da svolgere durante le mie ore, credo sia opportuno avere alcuni punti di riferimento, per cogliere la portata di questo testo.
Si tratta di una poesia scritta (anzi, dettata) nel 1224, quando Francesco era molto malato e viveva a San Damiano, la piccola chiesa che lui stesso aveva ricostruito anni prima e dove ormai vivevano Chiara e le sue compagne.
In quella situazione di dolore e debolezza, tra i rumori della notte e con gli occhi quasi ciechi per una malattia presa durante la crociata in Egitto, Francesco trova la forza di lodare Dio con parole semplici e potenti. Non scrive con la penna, perché non ne ha più le forze, ma detta i suoi versi, che sembrano nascere direttamente dal cuore.
Così nasce il Cantico, un inno che attraversa tutta la creazione: il sole, la luna, le stelle, il vento, l’acqua, il fuoco, la terra con i suoi fiori e i suoi frutti. Persino la morte viene chiamata “sorella”.
Molti studiosi hanno cercato di interpretare queste parole. Alcuni hanno detto che il Cantico è ingenuo, ma in realtà in quelle frasi si trova una profondità che pochi filosofi o poeti sono riusciti a raggiungere. Non si tratta di un testo che confonde Dio con la natura (come invece facevano alcune filosofie dell’epoca): Francesco non dice mai che Dio e il creato siano la stessa cosa. Dio resta il Creatore, immensamente più grande delle creature, ma nello stesso tempo vicino a loro. E l’uomo, pur essendo creato “a immagine e somiglianza” di Dio, resta fratello tra le creature, non padrone assoluto.
Al tempo di Francesco, la Chiesa era minacciata anche da movimenti che predicavano un cristianesimo diverso, come i Catari. Questi sostenevano che il mondo materiale fosse opera di un principio malvagio e che solo lo spirito fosse buono. Ma per Francesco non è così: il creato non è male, è dono di Dio, e proprio per questo va amato, rispettato e custodito.
Nel Cantico c’è un dettaglio che ha fatto discutere tanto gli studiosi: la parola per, che ritorna in ogni verso (“Laudato si’, mi’ Signore, per frate Sole...”).
Vuol dire “a causa di” (ti lodo perché hai creato il sole), oppure “attraverso” (ti lodo tramite il sole e le altre creature che mostrano la tua grandezza), oppure ancora “da parte di” (il sole e le creature stesse lodano Dio)? Probabilmente tutte queste cose insieme.
Ed è proprio questa semplicità ricca di significato che rende il Cantico inesauribile.(testo adattato da https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/laudato-si-cosi-naque-la-piu-bella-poesia-del-mondo)
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